MARVELIT
presenta
&
In:
Di
Carmelo Mobilia e Igor Della Libera
2 di 2
L’impatto tra lo scudo e il pugno metallico gli aveva fatto fare un volo di parecchi metri, ma la sua agilità e la sua prontezza di riflessi lo avevano fatto atterrare in piedi. USAgent fissava il suo assalitore. Capelli neri, pelle di metallo … assomigliava a quel X Man russo, Colosso, solo che era di qualche taglia più piccolo. Quegli artigli poi ... li aveva visti solo sulle mani di Wolverine. Ma quello non era un mutante. No … Agent non comprendeva quella strana lingua, nella quale probabilmente lo stava insultando, ma la riconosceva. Era la lingua dei Kree, una razza di reazionari spaziali. Agent li aveva incontrati anni fa mentre, assieme ai Vendicatori, cercava di fermare una guerra interstellare tra loro e un’altra razza di pazzoidi alieni chiamati Shi’Ar. [1] Ma dove diavolo aveva preso questi poteri? C’era così poco che sapeva su di loro … solo una cosa era certa: questo era un pazzo fottuto, in grado di rompergli tutte le ossa che aveva in corpo, e sembrava determinato a farlo. Il supersoldato americano però non aveva intenzione di interpretare la parte dell’agnello sacrificale, e passò all’attacco, colpendo l’alieno con il bordo del suo scudo dritto alla gola. Il colpo non piacque al suo avversario e lo fece infuriare ulteriormente. Agent schivava i suoi pugni, sapendo che anche uno solo di quelli sarebbe bastato per spedirlo al camposanto. Il balletto però non durò molto perché, abbattendo una parete di roccia alle sue spalle, War Machine spingendo al massimo i suoi razzo-stivali, fece il suo ingresso nella base mussulmana.
<Ce l’ho. Sta giù, Agent.> gridò e mentre lo scudiero seguiva il suo consiglio, dal palmo della mano sparò uno dei suoi raggi repulsori che abbattè il suo metallico assalitore. Questi venne scagliato a diversi metri di distanza, ma si rimise subito in piedi. La sua pelle subì un’ulteriore mutazione, tramutandosi da metallica a un bizzarro blu scuro e grazie ad un’insolita agilità compì un balzo verso il soffitto e aderendo al soffitto di pietra camminò fino alla profondità della grotta, sparendo nell’oscurità.
<Ma dov’è andato?>
<Non lo vedo … è come se si mimetizzasse al buio …>
<Non importa …> Rhodey attivò la visuale ad infrarossi del suo elmetto, che gli permetteva di vedere anche al buio. Dopo qualche istante lo vide.
<Eccolo! L’ho trovato!> ma prima che potesse attivare i suoi repulsori, due fari rosso rubino brillarono nell’oscurità e due potenti raggi ottici colpirono il Vendicatore corazzato, abbattendolo.
<Rhodes!> gridò USAgent nel vedere il suo compagno cadere a terra. Poi, dal nulla si udì un “”BAMF!”” e l’aria cominciò ad odorare di zolfo. Un secondo dopo l’alieno dalla pelle blu notte era sopra un War Machine ancora stordito dall’impatto, e sfoderò tre affilatissimi artigli metallici. Agent aveva già visto all’opera degli artigli come quelli e sapeva di cosa erano capaci: per evitare che il suo amico finisse infilzato, lanciò il suo scudo, che colpì alla schiena il Kree, impedendogli di affondare il colpo. L’alieno si rimise in piedi in men che non si dica con un’acrobazia, poi si voltò per osservare il varco nelle mura creato da War Machine e con un salto lo raggiunse. Guardò fuori, abbagliato dal sole, e in una nuvola di zolfo si teletrasportò via, dandosi alla fuga.
< Che cos’era …. quella … quella cosa?> domandò War Machine, sorpreso.
<Non ci crederai mai, ma quello è un kree.>
<Un kree … qui? E che diavolo ci fa un kree nel deserto afgano?>
<Questo non lo so, ma ti assicuro che lo è. Anni fa [2] coi Vendicatori abbiamo avuto a che fare con loro… riconoscerei quella lingua ovunque.>
<Quegli strani poteri … gli artigli … sono come quelli degli X Men. Ma com’è possibile?>
<Non lo so … ma intendo scoprirlo. Hai modo di rintracciarlo?>
<Posso provare col radar … hai visto che in che direzione è andato?>
<Si … verso Nord-Est. Puoi raggiungerlo?>
<Si. Tieniti forte.>
War Machine mise il braccio destro attorno a USAgent, mentre questi mise il suo sinistro ben saldo attorno al suo collo, dopodiché i due decollarono attraversando l’enorme voragine nella parete rocciosa.
Deserto
Afghano,diversi chilometri a Nord Est dalla base. Alcune settimane prima.
<Il Fulmine di Maometto ha abbattuto un altro infedele. Che Allah sia lodato.> gridò il suo capo. Ma Abdel Nasser non era così esultante come lui. Era l’addetto all’uso del cannone, ed era stato lui ad abbattere gli altri aerei degli infedeli. Ne andava fiero ed era orgoglioso della sua abilità, e proprio per questo motivo nutriva dei dubbi sulla nuvola di fumo nero che si levava da Nord Est. Lui non aveva sparato in quella direzione. Com’è possibile allora che uno di questi fosse stato abbattuto? Per questo si offrì volontario per andare a ispezionare la zona. Voleva sapere cosa e chi era caduto dal cielo. I soldati avanzavano a fucili spianati. Via libera, non c’era nessuno.
<Non ho mai visto un aereo del genere.> disse Abdel.
<Il grande Satana ha potenti mezzi per fare la guerra. I loro scienziati s’inventano sempre nuovi modi per uccidere il nostro popolo.> gli rispose Nadir.
<Ecco! L’ho trovato!> gridò uno dei loro.
Ai comandi c’era un uomo bianco, caucasico, dai capelli neri. Era ferito e privo di sensi. Nadir sputò su di lui.
<E’ ancora vivo!>
<Portiamolo alla base. Può avere informazioni importanti.>
Abdel guardava stupefatto e incuriosito l’interno dell’aereo e gli abiti dell’infedele. Non era uguale a quelli degli altri che avevano catturato. E se fosse stato qualcosa di diverso?
<Sei pazzo Abdel? Guardalo! È bianco e armato. E’ uno di loro, fidati! Non farti sedurre dalla loro tecnologia ... sono frutti del demonio!> Lui non disse più niente, si limitò ad annuire e ad aiutare a caricare il prigioniero sulla jeep. Fu Abdul ad esclamare:
<Ehi, guardate la sua ferita ... non sanguina più. Non è strano?>
Nello stesso
luogo. Adesso.
Ora ricordo. Ora ricordo tutto... chi
sono, come sono finito qui, qual è la mia missione. L’impatto,
le ferite riportate, mi avevano sconvolto la mente ... ma adesso è guarita,
così com’è guarito il mio corpo. Mi chiamo Ori – Honn, e sono un fiero soldato al servizio dell’impero Kree. Sono stato addestrato per infiltrarmi nell’impero Shi’Ar allo scopo di
impossessarmi del loro progetto super-soldato... un programma di ingegneria
genetica ispirato da quello che ha creato il Super Skrull, ma basato sui poteri
dei terrestri chiamati X Men. Mi sono impossessato del siero ma la mia fuga è
stata intercettata. Sono stato colpito mente sorvolavo il settore spaziale 2814
[3], e sono precipitato verso la
Terra. Prima di impattare mi sono iniettato il siero, sperando che i poteri di
quelli che sono alcuni dei più potenti abitanti del pianeta mi proteggessero da
eventuali assalitori. Fu una mossa
azzardata, la mia genetica Kree differisce da quella degli Shi’Ar
per la quale il siero era stato originariamente concepito. Pare che ci sia
voluto del tempo affinchè il mio fisico assimilasse la modifica genetica, ma
qualche additivo contenuto in esso ha fatto si
che non rigettasse la formula. Ha funzionato anche se in ritardo. C'è stato un momento quando ero prigioniero degli umani in cui ho pensato
che non ce l'avrei fatta. Non solo non avevo la forza congiunta dei mutanti, ma
anche le mie capacità guerriere erano state inibite. Ero in un limbo, vedevo quello che mi
facevano senza poter reagire. Poi l'esplosione, la mia pelle si è rivestita di metallo e ho sentito gli
artigli uscire dal dorso delle mani e nei miei occhi le pupille hanno preso
fuoco prima di trafiggere con un raggio rubino uno dei miei aguzzini. Da lì in poi ricordo solo urla e sangue
umano, tanto sangue umano prima dell'attacco dei due meta umani. La cosa più importante adesso è raggiungere la nave. Ricordo cosa ho
fatto, finalmente e soprattutto cosa devo fare. Il protocollo d'emergenza, la
frequenza stabilizzatrice è la mia unica speranza. Non ho paura della morte. E' il fallimento che
temo. Se non ce la facessi si allungherebbe
come un'ombra sulla mia famiglia, su mio figlio riempiendo di disonore la sua
vita.
Nello stesso
momento. All’esterno.
La navetta era sepolta col “muso” nella sabbia. Dal design, dalle dimensioni, si capiva chiaramente che non si trattava di un caccia militare.
<Hai visto Rhodes? Questa è un’astronave aliena.>
<Ti
credo USAgent. Ma non può essere stata abbattuta dall’Argus. E’ impossibile.
Chissà da quanto tempo è qui ...>
<Il nostro amico è lì dentro?>
<Si.
La ricerca di calore da segni di vita biologica al suo interno. Dobbiamo
prenderlo di sorpresa. Fa andare avanti
me. > War Machine
attivò la modalità stealth, rendendosi invisibile. Entrò all’interno della
navetta senza fare alcun rumore. L’eroe in armatura non poteva sapere dei sensi
ipersviluppati dell’alieno, e l’odore di metallo e sabbia che si portava
appresso venne immediatamente percepito dal naso dall’alieno. Si voltò di
scatto e dagli occhi emise nuovamente i raggi ottici che colpirono War Machine
scagliandolo contro una delle pareti dell’astronave. L’impatto lo rese
nuovamente visibile.
Questi due con cui mi sono battuto ... li conosco. Sono i campioni di
questo mondo ... i Vendicatori, nello specifico Capitan America e Iron Man. Il
loro aspetto è diverso da quello che ricordo, ma sono loro. i Kree hanno avuto
fare con loro in diverse occasioni. Coloro che hanno ucciso l’intelligenza
Suprema.[4] Ero certo che sarebbero
tornati per finirmi.
Estrasse gli
artigli di metallo e si accanì sul Vendicatore:
la corazza veniva lacerata, la mitragliatrice posta sulla spalla venne
messa fuori uso mozzandone le canne. Doveva
essere lui ad venir attaccato di sorpresa, invece le cose si erano si erano
ribaltate.
USAgent con un
grande balzò arrivò alle spalle del guerriero alieno e
impugnando lo scudo con entrambe le mani colpì
Ori – Honn alla base del collo, rompendoglielo.
<L’hai
ucciso?>
<Ho dovuto.
Stava per aprirti come una scatoletta.>
<Già...
non mi aspettavo che avvertisse in qualche modo la mia presenza. L’unico in
grado di farlo è Wolverine.>
<Si, sto
bastardo deve avere in qualche modo copiato i poteri degli X Men... ma come
fa?>
<Non lo so.
Ispezioniamo la navetta.>
<Come vuoi
... ehi, ma che fine ha fatto?>
La frattura al collo si era ristabilita, e Ori-Honn si era
teletrasportato sopra le loro teste. Tramutandosi nella sua forma metallica
ricambiò la cortesia a USAgent, abbattendosi su di lui. Il suo scudo fece da
incudine contro i pugni d’acciaio del Kree.
Il colpo fu tale che stordì Agent, mandandolo a terra. Ori Honn lo afferrò per il costume sollevandolo da terra.
Gli occhi di acciaio organico iniziarono a generare le scintille di un laser
mortale.
<Fermo uomo in armatura, se non vuoi che il mio sguardo uccida il tuo amico!>
L'alieno parlava ora nella loro lingua. Insieme ai ricordi erano riemerse lentamente anche le sue conoscenze del nostro pianeta.
<Sei un Kree... un guerriero, un soldato, non uccideresti mai un nemico privo di sensi.>
<Non ho tempo per l'onore delle armi. Il tuo amico mi serve per assicurarmi che non farai nulla di avventato, mentre io e lui entreremo in quella stanza. >
Indicò una parete buia illuminata a stento da una luce viola che sfarfallava dal soffitto. Questa si mosse con un sibilo e War Machine potè intravedere nell'apertura una specie di grande organo meccanico con dei tubi che si innalzavano fino al soffitto e dentro cui circolava un liquido verde. Davanti c'era una capsula aperta.
<Cosa diavolo c'è lì dentro? Perché sei qui sulla terra? Voi Kree non vi
stufate a voler invadere sempre lo stesso pianeta?>
<Voi avete partecipato a conflitti che non erano di vostro interesse, autoproclamandovi paladini dell'universo. Uomini di pace che hanno finito per uccidere più di quelli che combattevano. Comunque se te lo stai chiedendo, non sono qui per la vendetta. La mia missione era un'altra, ma un colpo a tradimento mi ha fatto precipitare in questo scatolone di sabbia.>
Si spostò verso la stanza dell'organo lentamente usando Agent come uno scudo. War Machine attraverso il suo visore ad infrarossi vedeva i suoi occhi circondati dall'aura distruttiva dei raggi ottici. Non poteva fare nulla perché nel tempo che avesse provato qualcosa l’altro avrebbe passato da parte a parte il cranio del suo compagno Vendicatore. Lo seguì mentre si avvicinava all'organo.
<Ha bisogno di quella macchina
per mantenere i suoi poteri.> pensò tra se, mentre l'alieno saliva sul piedistallo della capsula
aperta < Ci vorrebbe Tony per
capirne il funzionamento. Potrei ricorrere agli strumenti d'analisi dell'armatura,
ma dubito che la sua banca dati copra lo spettro delle tecnologie
extraterrestri.>
<Non stare a domandarti cos’è, terrestre... il suo funzionamento va oltre le tue capacità di comprensione> disse il Kree., che non mollava la presa su Agent.
<In realtà no, mi stavo chiedendo piuttosto se funziona come ogni cosa e finisce in mille pezzi se uno ci spara contro un missile concussivo.>
L’alieno non si era accorto del lieve movimento di Agent. Grazie al visore War Machine aveva visto l'impennata dei segni vitali del compagno, aveva letto i battiti accellerati di chi, resosi conto della situazione stava per intervenire, e Agent lo fece, sfruttando la sorpresa. Si liberò dalla morsa del nemico piantandogli i piedi sul petto e catapultandosi all'indietro grazie alla spinta fornita dal Kree. In quell'istante un missile non più grande di una matita esplose dalle spalle di War Machine. Per Ori Honn fu come vederlo al rallentatore, cercò anche di intercettarlo con l'arto di acciaio organico, ma il suo tentativo fu inutile e nelle sue orecchie ipersensibili l'esplosione si riverberò non una, ma mille volte e le fiamme liquide si sollevarono alle sue spalle, mentre la sostanza verde si contorceva nei tubi dell'organo. Il Kree cadde sulle ginocchia e si portò le mani alle tempie. Era come se cercasse di bloccare il cervello che stava bollendo sotto i suoi capelli scuri.
I poteri non sono più sotto controllo. Non riconoscono più un DNA su cui sono stati tarati, La
frequenza non è stata rinnovata. Ho
la testa che esplode come se dentro ci fosse una negabomba. E cosa fanno questi
umani? Mi guardano, Sono eroi su questo mondo ma criminali ai miei occhi e a
quelli dell'impero. Mi hanno condannato. Ma se dovrò andarmene, li porterò con me. Siamo tutti soldati e moriremo
come tali combattendo. La frequenza rimasta sta svanendo del tutto. Il limite
dei poteri è saltato. Era una
diga, è saltata e stanno
per sommergermi. Poteri impazziti. Annegherò in loro. Eccoli, una forza che non si può arginare, soffoca tutto. Non riesco quasi più a pensare. Mi sta sfuggendo la ragione e
rimane solo la rabbia, la rabbia e il buio.
<Rhodey,
guarda. sta diventando più grosso, e quelle sulla schiena mi sembrano ali...
>
Agent aveva
recuperato il suo scudo ed era pronto a lanciarlo contro il Kree ,che
lentamente perdeva il suo aspetto umanoide. Ali frastagliate erano emerse dalla
schiena, i raggi impazziti dagli occhi erano accompagnati adesso da scariche
dalle dita. E non c'erano solo gli artigli, ma lame che uscivano dalle braccia.
Della tuta da soldato Kree non rimanevano che brandelli, mentre la sua pelle
era un mosaico di metallo, scaglie, carne, roccia ed energia.
War Machine
afferrò Agent e iniziò a volare lungo i corridoi della nave, mentre alle sue
spalle il mostro lacerava il metallo della porta e richiamava quello delle
pareti con un potere magnetico che non sapeva di avere. L'ultimo barlume di
razionalità lo rivolse a se stesso, ad un' immagine mentale che lo ricordava
come era prima di impazzire dilaniato dal siero che l'intelligenza suprema
voleva per l'Impero Kree. La mano stravolta dalle mutazioni spazzò via quel
fantasma senza più senso. War Machine e Agent sbucarono all'esterno.
<Cosa
facciamo? Non basteranno certo il mio scudo e la tua lattina contro quella
cosa. Dobbiamo chiamare rinforzi. Fortunatamente siamo in pieno deserto e
possiamo trovare un modo per contenere la sua furia in attesa che arrivino.>
<Con contenere intendi fare da bersaglio fino a
quando Thor o qualche altro peso massimo non si farà vedere?>
<Mi hai letto
nel pensiero. La prossima volta prima di distruggere qualcosa leggi le
istruzioni.> disse Agent, con dell'ironia che non era il suo forte prima di
usare lo scudo per deviare un raggio che uscì come un fiotto di sangue
elettrico dalla porta della navicella. Incredibilmente resse all'impatto e
che lo spostò solo qualche passo indietro senza
scagliarlo nella sabbia. Il metallo della navicella si piegava e urlava al
passaggio del mostro che adesso usciva alla luce calda del deserto affondando nella
sabbia dei piedi simili a zoccoli.
War Machine
lo fece sparire nelle fiammate che seguirono ai suoi missili quando gli
esplosero contro. Una volta che il fuoco si consumò e così il fumo acre
l'essere era ancora lì, lievemente infastidito. Sbatte le ali e si mise a
volare in direzione di War Machine. Agent invece si stava proteggendo con lo
scudo ed evitava, saltando tra di loro, dei pezzi dell'astronave che era come
se avessero preso vita e lo stessero braccando. War Machine anche senza
voltarsi sapeva che il mostro lo aveva praticamente raggiunto. Gli rimaneva
solo una manovra elusiva, ma poi accadde qualcosa. Il grido bestiale
dell'essere lacerò il cielo e sembrò scuotere le montagne vicine. La creatura
si contorse nell'aria e sotto gli occhi meccanici di War Machine, le ali si
ritrassero, la massa muscolare si ridusse, gli artigli rientrarono e gli occhi
smisero di emettere laser rosso-rubino e tornarono normali.
Ori Honn
cadde verso il basso come un moderno Icaro e prima che War Machine lo prendesse
guardò in basso verso la nave, con l'ultima iota della sua energia scoperchiò
il tetto che si aprì come le braccia che lo avrebbero accolto. War Machine in
alto sospeso sulla bocca spalancata dell'astronave e Agent in basso circondato
dal metallo che tornato inanimato era caduto ai suoi piedi, assistettero
all'esplosione dell'astronave. Il calore di fiamme diverse da quelle sulla
terra superò l'armatura di War Machine facendogli sentire il bacio caldo e
chimico sulla pelle. Dopo che un fungo viola e scariche di energia si levarono
nel cielo dell'astronave non c'erano più tracce e al suo posto il deserto aveva
creato un cratere annerito che la sabbia con il tempo avrebbe coperto, curando
la ferita lasciata dal Kree.
<Non c'è più traccia del Kree.> diagnosticò War Machine grazie al
suo spettrometro
<Era un
soldato che non voleva morire come un mostro.>
<Uccidersi innescando l'autodistruzione della
sua navicella era l'unico modo che aveva per ritrovare se stesso.>
<Amen>
concluse Agent pregando per un attimo in silenzio per il nemico caduto.
<Nel nostro rapporto avremo un bel po' di cose
da scrivere, e ho come l'impressione che appena lo leggeranno quelli i tuoi
amici FBSA salteranno sulla sedia e verranno qui scavare.>
<Obbediamo
agli ordini. In questo non siamo diversi da lui. Non troveranno niente solo
sabbia bruciata. La sua tomba sarà questo deserto.>
<Ho
ancora un po' di energia sufficiente a portarci al primo avamposto
dell'esercito.>
<Preferirei
camminare, ma ci metteremmo troppo tempo.>
-<Per alleviarti il fastidio del viaggio ho un
sacco di brani nell'armatura sempre che funzioni ancora il lettore mp3. Che
musica ti piace? >
<I
classici, niente roba da fricchettoni.
Ce l’hai il boss?>
<Ti piace Springsteen? A te?> [5]
<Che
vorresti dire, scusa?>
War Machine
non gli rispose, planò e lo afferrò portandolo su. Le note di “Born to run” li accompagnò mentre diventavano un puntino lontano e la musica un
eco rock sempre più evanescente. Volarono via lasciandosi alle spalle la
montagna dei terroristi e il deserto che già iniziava a seppellire anche
l'ultima traccia del Kree. Erano ormai lontani quando la sabbia in un punto
vicino al centro più scuro lasciato dalla detonazione iniziò ad essere
risucchiata verso il basso. Qualcosa si stava muovendo sotto di essa, qualcosa
che uscì fuori con la velocità di un serpente, qualcosa che brillò raccogliendo
la luce del sole e quando il riverbero la abbandonò si vide cos'era. Un
artiglio luccicante seguito da tre dita azzurre che arpionarono la sabbia con
la forza di chi non era ancora pronto ad
abbandonare la vita. La forza di chi stava uscendo da un'altro ventre, non più
quello materno, ma di una terra non sua, ostile che l'aveva quasi ucciso e che
adesso gli ridava la vita. Il Kree si sollevò nudo. Come un infante la pelle
era sporca del suo sangue. Era rinato, grazie al suo potere rigenerante.
Iniziò a
camminare allontanandosi dalla sua tomba.
La sua mente era sgombra come l'ambiente che
circondava. I pensieri sommersi dalla sabbia della memoria perduta.
Tra le dune
immobili nella sua testa spuntò un nome. Non gli diceva ancora nulla, ma
sentiva che lo avrebbe aiutato.
Lo ripeté
tra le labbra screpolate:
<Ori-Honn,
Ori-Honn...>
FINE
Le Note
Avete assistito
alla nascita di un nuovo supercriminale
Marvel! Ispirato al Super-Skrull (l’alieno mutaforma con i poteri dei
Fantastici Quattro) ecco a voi il Super-Kree (da noi ribattezzato “Kreeminal”) che possiede come avete
letto i poteri di alcuni celebri X Men
(Colosso, Wolverine, Nightcrawler e Ciclope).
1 & 2 = USAgent
si riferisce alla saga Tempesta nella
Galassia in cui i Vendicatori si intromisero in una guerra tra le due razze
aliene che si contendevano per il nostro sistema solare.
3 = Il settore
spaziale 2814 di cui fa parte anche il nostro pianeta è una citazione
dell’universo della DC Comics, come sanno bene i lettori di Lanterna Verde. Che
anche i Kree leggano i fumetti della Distinta Concorrenza??? ;)
4 =Al termine
della già citata “Tempesta della Galassia”
una fazione dei Vendicatori, capeggiata da Iron Man, andò a uccidere
l’Intelligenza Suprema, imperatore supremo dei Kree, colpevole di genocidio
verso il suo stesso popolo. A compiere l’atto fu Dane Whitman, il Cavaliere
Nero.
5 =Quest’ultima è
una mia piccola polemica personale. Bruce Springsteen, detto “the boss”, oltre
ad essere uno delle maggiori icone rock della storia, è anche uno degli artisti
più impegnati dal punto di vista politico. Più volte Springsteen ha preso
posizione politica netta contro la politica repubblicana statunitense, tuttavia
spesso una delle sue canzoni più famose,
Born in the U.S.A., viene
considerata da molti (compreso l’ex
presidente degli Stati Uniti Ronald
Reagan) come un inno patriottico anziché, come realmente è, come una canzone di
denuncia sociale verso il trattamento subito dai reduci del Viet Nam e della
futilità di quel conflitto. Lo stesso Mark Gruenwald (creatore di John
Walker/USAgent) nelle prime apparizioni del personaggio (quando era noto come
il Superpatriota) lo definisce come
“un fan del boss” tanto da apparire sul palco durante un suo concerto e la cosa
è abbastanza contraddittoria, visto che Walker è un repubblicano convinto,
figlio proprio della mentalità reaganiana degli anni 80.